Il Pizzo - arte, maestria, lusso e romanticismo
Buon pomeriggio a tutte/i ❤
abbiamo cominciato settimana scorsa il nostro percorso con il colore Rosa e continueremo sia oggi che nei prossimi giorni a descrivervi un Matrimonio Romantico con quel colore come filo conduttore.
Vi parleremo oggi di uno degli elementi romantici per eccellenza, ovvero il Pizzo.
Leggete tutte le curiosità e i cenni storici che ha raccolto per noi Federica.
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Il pizzo è una tipologia di tessuto molto leggero, caratterizzato da disegni e ornamenti ottenuti direttamente con il filato, che a seconda dello spessore e dei grafismi, può essere più o meno pregiato.
I pizzi si dividono in due grandi categorie, quelli fatti a mano e quelli fatti a macchina.
I telai per la tessitura dei pizzi sono un’invenzione piuttosto recente, compaiono all’inizio dell’800 in Inghilterra (prima della comparsa di questi macchinari il pizzo veniva fatto esclusivamente a mano).
Un sinonimo di pizzo è anche merletto.
Ma cos'è il merletto?
E' un tessuto trasparente lavorato con ago, con i fuselli o con l'uncinetto, cucendo, annodando e intrecciando fili di ogni sorta: d'oro, d'argento, di lino, di seta e di cotone.
Quest'ultimo esercita un fascino sottile per le trasparenze, per l'armonia tra pieno e vuoto, per la forza evocativa quasi mitica, per essere simbolo di eleganza e di grazia.
La parola merletto deriva da merli, elementi architettonici a ornamento di edifici medievali e palazzi che consentivano il riparo dall'offesa delle frecce delle balestre e permettevano al difensore di controllare il nemico.
La parola pizzo sottolinea la somiglianza tra le dentellature di filo e le vette dei monti.
La sua storia nasce a Venezia intorno al 1400; le ricamatrici veneziane iniziarono a sfilare dalla tela un certo numero di trame e a ricoprire quelle restanti con punti di ricamo creando una sorta di disegno a quadretti riuniti da altri fili realizzando la tecnica del ricamo a giorno. Più fili si tolgono, più trasparenza si ottiene.
Intorno al '500 il merletto si sviluppò contemporaneamente nelle Fiandre e in Italia.
Questa espansione simultanea è la manifestazione dell'universalità del gusto rinascimentale ed è dovuta anche alla diffusione di libri di modelli dall'Italia alla Francia, alle Fiandre e alla Germania per mezzo della recente invenzione della stampa.
Vennero pubblicati libri guida dedicati alle donne della nobiltà, ma utilizzati da tutte le classi sociali. L'arte del pizzo, del merletto e del cucito era un tempo considerata tipica delle donne e sicura garanzia contro l'ozio.
Verso la fine del 1500 la nobiltà e la ricca borghesia mercantile delle grandi città d'Europa non concepivano l'eleganza senza i merletti applicati a gorgiere increspate (come in Spagna e nelle Fiandre), o su colletti a ventaglio (come a Venezia) e su quelli rotondi e grandi (come a Firenze).
Famosi i colletti di Elisabetta I d'Inghilterra. I gentiluomini inglesi e francesi usavano, invece, colli quadrati di merletto completati da sciarpe, polsini e fazzoletti assortiti.
La richiesta divenne fortissima, la produzione dei merletti in seta e in lino subì un grande incremento tanto nelle città quanto nelle campagne; non era più soltanto un'attività elegante delle nobili donne, ma un lavoro artigianale in laboratori sorti spontaneamente un po' ovunque.
Il prezzo di questi merletti era molto elevato, per tale motivo e per frenare il lusso vennero promulgate leggi suntuarie che cercarono di impedirne o almeno frenarne l'uso.
Intorno alla metà del 1600 apparve un merletto nuovo per l'introduzione del rilievo con effetti di scultura: il "gros point de Venise". Il disegno si snodava ritmicamente e si arricchiva di motivi vegetali, di volute, di fiori, era largamente importato, apprezzato e adottato sia dagli uomini sia dalle donne.
Tuttavia in Francia il ministro delle finanze di Luigi XVI, Colbert non potendo imporre la rinuncia alla moda che esigeva largo uso di merletto, decise di promuovere la produzione locale utilizzando abili merlettaie veneziane e belghe che egli attirò in Francia. Il Senato di Venezia non gradì l'uscita delle sue pregiate artigiane e minacciò gravi pene a chi avessi accettato la chiamata di Colbert, ciononostante la tecnica del "gros point de Venise", i prezzi, il metodo di lavoro entrarono in Francia per vie segrete ed in breve tempo il merletto raggiunse il livello del merletto italiano tanto per la tecnica di lavorazione che per lo stile, nacque quindi un merletto francese chiamato “point de France”.
In Italia e nelle Fiandre, contemporaneamente, si sviluppò un nuovo tipo di merletto; il merletto a fuselli; capitali italiane importanti per l'utilizzo e la produzione di quest'ultimo furono Genova e Milano, dove si producevano merletti dalle caratteristiche inconfondibili.
Il merletto genovese era un merletto a fili continui con motivi di rosoni e fiori stilizzati e raggiunse la sua massima produzione e diffusione nel 1600.
Il merletto di Milano, invece, si ispirava alla vena barocca dei merletti del gros point de Venise, la sua produzione fiorente nel 1600 e 1700 continuò anche nei periodi successivi.
Nel 1700 il merletto veniva applicato sugli abiti, ammorbidiva le scollature, attenuava la vivacità dei colori delle vesti con balze sovrapposte e ornava deliziose acconciature, gli uomini, invece, ridussero l'uso del merletto limitandolo alla cravatta, alla pettorina ed ai polsini.
Durante le varie rivoluzioni del'700 il pizzo venne abbandonato, poiché si ricercava un abbigliamento più semplice, meno portato ad abbellire e ornare la figura.
A cavallo tra il 1700 e il 1800 per dare slancio alla produzione e riportare il pizzo in voga, Napoleone fece produrre splendidi capi di biancheria per la moglie Giuseppina. Ironia della sorte, prima che i capi fossero pronti egli abbandonò Giuseppina per sposare Maria Luigia d'Austria, con cinismo e senso pratico fece sostituire i monogrammi delle confezioni e li donò alla moglie assieme ad un cesto colmo di trine (esposto al museo Lombardi di Parma).
Nel 1800 in Italia, in Francia e in tutta Europa, con ritmo moderato continuò la produzione del merletto sia a fuselli sia ad ago.
In Lombardia, invece, si produceva un altro tipo di pizzo a fuselli che portava il nome di "Milano". Caratteristiche di riconoscimento sono: disegni di fiori, fogliame, figure di animali, stemmi e simboli religiosi su un fondo che si trasformò da quello a barrette a quello più leggero a barre esagonali. Per la facilità con cui si lavava e si stirava era adatto ad ornare camici, arredi da chiesa e corredi da sposa, si lavorava in tutta la Lombardia e particolarmente a Cantù.
Dai primi del 1900 fino ad oggi il pizzo si è evoluto e ha passato numerose fasi.
Dal dopoguerra ai giorni nostri ha subito molti cambiamenti ed è ora utilizzato tanto nella biancheria intima, quanto per la biancheria per la casa e abiti da tutti i giorni, rimane però un classico ornamento di abiti da sera, e soprattutto per abiti da sposa.
Il pizzo eserciterà sempre un fascino misterioso per la sua grazia e la sua bellezza, per le trasparenze e l'armonia tra pieno e vuoto.